Primo Congresso Ortocheratologia

Il paesaggio della campagna toscana è inconfondibile: filari di cipressi che tagliano vigneti e uliveti adagiati su morbide colline e di tanto in tanto qualche borgo incastonato ad arte nel paesaggio. Per Certaldo Alto, uno di questi splendidi borghi, il tempo è fermo al medioevo. Sulla ripida rupe tutto si è mantenuto intatto: la cinta muraria, il palazzo pretorio, la chiesa, gli edifici e la pavimentazione dal caratteristico cotto rosso. Certaldo è la città che ha dato i natali a Boccaccio scrittore celebre per la sua trasgressività e anticonformismo. Riflettendo bene anche l’ortocheratologia (ortho-k) in fondo è una disciplina “trasgressiva”.  Se infatti il massimo rispetto per le strutture oculari è una delle regole più importanti per chi fa contattologia, nell’ortocheratologia la mission è proprio la modifica (controllata a scopi refrattivi) di una di queste strutture: la cornea. Per un giorno dunque la patria del trasgressivo Boccaccio si è trasformata nella sede del I Congresso Italiano della “trasgressiva” Ortocheratologia. I lavori sono stati aperti da Antonio Calossi “padrone di casa” che ha ripercorso l’evoluzione storica dell’ortocheratologia. Dagli USA Alex Cannella responsabile del global professional service della Polymer Technology ha invece fotografato la situazione attuale dell’ortho-k around the world (puntuale e competente la traduzione del collega, oramai d’oltremanica, Paolo Formichella). Cannella ha fatto vedere come il mercato dell’ortocheratologia è in rapida espansione anche se è fondamentale un terreno di conoscenze contattologiche e disponibilità strumentali tali da rendere l’ortocheratologia sicura, altrimenti si rischiano sviluppi rapidi, ma anche rapide contrazioni della tecnica come avvenuto in Cina negli ultimi anni per colpa dei molti casi ci complicanze registrati. Si è poi passati ad una serie di relazioni di base. Dalla Fondazione Banca degli Occhi del Veneto, Elisa Zanetti ha tenuto una relazione magistrale sull’anatomia e fisiologia della cornea, seguita poi nella seconda sessione da un paper sui risultati fortunatamente confortanti sulle modificazioni corneali in ortocheratologia notturna monitorate con microscopia confocale. Visto che l’ortocheratologia moderna viene effettuata quasi esclusivamente durante il sonno, non poteva mancare una relazione sugli aspetti critici dell’uso notturno in contattologia. Questa tematica è stata affrontata da Luigi Lupelli e Fabrizio Zeri, rispettivamente Presidente e Segretario dell’Accademia Italiana di Lenti a Contatto (AILAC) che ha patrocinato l’evento. Alex Cannella ha continuato su questo tema spiegando il ruolo cruciale dei materiali. Carlo Lovisolo ha portato l’esperienza di chirurgo refrattivo e di ricercatore analizzando i risultati clinici della risposta corneale all’ortocheratologia. I risultati di Lovisolo sono incoraggianti, nel senso che non sono state registrate, in pazienti sottoposti ad ortocheratologia, alterazioni di rilievo. La relazione di Lovisolo ha dato il la, durante lo spazio previsto a fine sessione, ad una animata discussione. Questa si è mossa sul terreno della risposta oculare all’ortocheratologia, della opportunità di effettuare una ortocheratologia per raffinare i risultati ottenuti con refrattiva e della possibilità di effettuare una refrattiva dopo un trattamento di ortocheratologia.

I lavori nel pomeriggio si sono riaperti con il past President della SOI Umberto Merlin che ha cercato di far luce su meccanismi alla base delle modificazioni ortocheratologiche. Merlin ha proposto che il funzionamento probabilmente non è monolitico, ma che si tratta di un meccanismo plurifattoriale nel quale l’influenza dei singoli componenti può variare a seconda della conformazione della cornea e dei tessuti di ogni individuo. Ferdinando Romano primario di Oftalmologia dell’Ospedale Civile di Caserta ha poi illustrato i risultati di uno studio sperimentale prospettico sugli effetti dell’ortocheratologia notturna mediante una lente esacurva sviluppata da Antonio Calossi. Lo studio longitudinale ha evidenziato efficacia e sicurezza della tecnica. Un altro Umberto, questa volta Benelli, dell’Università di Pisa ha introdotto le relazioni cliniche partendo dalle indicazioni e controindicazione all’ortocheratologia. Saverio Frosini dell’Università di Firenze ha parlato delle possibili complicanze da ortocheratologia (peraltro non sostanzialmente diverse dalle potenziali complicanze da uso di lenti a contatto) segnalando come queste hanno probabilità di verificarsi soprattutto in trattamenti effettuati senza la dovuta esperienza e competenza. È stata la volta poi di Paolo Soragni che ha esposto con cura una carrellata di casi clinici in ortocheratologia che hanno permesso ai partecipanti di toccare con mano la sfida clinica di fronte al singolo paziente. Dino Marcuglia ha condotto poi la platea verso i casi più complessi, quelli limite dove non sempre si riesce al primo colpo a realizzare ciò che si desidera. E cosa dire sul controllo miopico da molti indicato come possibile in ortocheratologia, soprattutto in età adolescenziale e post adolescenziale? Alessandro Fossetti con la solita lucidità ha cercato di rispondere alla domanda utilizzando la letteratura sull’argomento peraltro non eccezionalmente numerosa. L’uso di lenti a contatto per ortocheratologia in gruppi sperimentali dà una progressione miopica leggermente più bassa dei controlli. In sostanza c’è una possibilità ma spesso non viene perseguita.

Molto toccante è stato il momento del riconoscimento al lavoro pionieristico di Claudio Mannu con una targa simbolica consegnata da Antonio Calossi e Luigi Lupeli (AILAC). Claudio Mannu, credo di poter dire visibilmente commosso, ha effettuato un breve intervento ripercorrendo la “sfida” storica dell’ortocheratologia in Italia.
Concludendo il congresso è stato un vero e proprio successo considerando che si è registrato il tutto esaurito, in un giorno non festivo, per un corso che non aveva accreditamento ECM, organizzato in appena un paio di mesi. Quali sono stati gli ingredienti di questo successo? Certamente la cornice suggestiva di Certaldo, i contenuti di alto livello, l’interdisciplinarietà e competenza dei relatori, il contributo preziosissimo di Laura e Lisa ma soprattutto la regia indiscussa di Antonio Calossi uno che per pensare ad un congresso così non poteva che essere proprio di Certaldo.

Fabrizio Zeri
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